Expert Opinion by Ambra Draghetti on the Francis Bacon's paperworks

Ambra Draghetti


"SIGNUM BACONIENSIA"

I DISEGNI "ITALIANI" DI FRANCIS BACON

FONTE

Disegno, pittura e anche scultura possiedono numerosi punti in comune con la scrittura, intesa come manoscrittura, condividendone indici identificativi di forma, spazialità, dinamismo, energia pressoria e dimensionale, estetica, gesti minuti ed automatizzati, leggi scritturali tutti risultanti di unicità e irripetibilità di un individuo.

Questo stretto rapporto tra arti visive e manoscrittura (qui di seguito più brevemente scrittura o grafia) viene ricordato da alcuni capiscuola della grafologia al punto da affermare che "un grafologo che non sappia vedere un'opera d'arte, mai saprà vedere né leggere una scrittura".

La disciplina grafologica studia sì la scrittura rilevandone caratteristiche intellettive e temperamentali [1], ma nella sua ulteriore specializzazione di grafologia forense è finalizzata ad identificare la mano scrivente nella validazione - o meno – di autografia di firme e scritture, così come può essere adottata nell'esame del tracciato disegnato o dipinto, anch'esso linguaggio fisio-neuro-psicologico a tutti gli effetti, per la validazione di autentica dell'opera d'arte a cui sottende.

Nella disponibilità di un'opera d'arte, prerequisito essenziale, è garantire il possessore o l'acquirente della stessa della sua autenticità, della sua certa provenienza, del suo valore artistico per conoscere se:

- siamo in presenza di un'opera d'arte autentica con autografo falso;

- se siamo in presenza di un'opera d'arte falsa con firma autografa;

- se siamo in presenza di un' opera d'arte ed un autografo autentici.


La valutazione di un'opera d'arte nella sua totalità, disegno o pittura, a cui si aggiunge sovente l'autografo dell'artista, dunque non è estranea al grafologo.

Alla luce di tanti e nuovi accadimenti, alla luce di smentite e ravvedimenti da parte dei biografi del pittore anglo-irlandese Francis Bacon (1909-1992), tutti precedentemente tesi ad indicare la non capacità, o la non volontà dello stesso Bacon a disegnare, nemmeno come traccia dei propri dipinti; alla luce di dimostrabile presenza e frequentazione del pittore in luoghi italiani mai citati dai suoi biografi; alla luce di una ferrea volontà da parte del Prof. Avv. Umberto Guerini a riprendere un discorso tecnico teso, una volta per tutte, alla ricerca nei disegni "italiani" del "Signum Baconiensia".

L'approccio metodologico che si intende qui impostare è quello del caposcuola della grafologia italiana, Padre Girolamo Moretti, [2] e quindi con gli strumenti, le competenze in dotazione al grafologo forense, quale sono, formato alla Libera Università di Urbino.[3] Ovviamente si è operato nella conoscenza dei metodi di altri capiscuola [4] tutti tesi a mirati livelli di lettura del gesto grafico.

Per quanto letto e osservato l'esame dell'opera d'arte per lo più poggia su valutazioni ben lontane dai canoni procedurali ed alle istanze di verificabilità proprie delle scienze empiriche, ma quanto seguirà, pur non trascurando quello che è la valutazione percettivo-intuitiva, è stato impostato su criteri tesi alla verificabilità e alla riproducibilità. Sarà un approccio grafologico autonomo, indipendente da altre discipline, ma non separato da esse, essendo la prospettiva interdisciplinare oggi ritenuta indispensabile in ogni organizzazione del sapere e la grafologia non è da meno.

Il percorso scientifico del grafologo forense è dunque qui finalizzato alla verifica dell'autenticità - o non autenticità - di disegni a firma Francis Bacon realizzando preliminarmente rilievi tecnico-strumentali, proseguendo con l'identificazione di dati di ordine storico e anamnestico su fatti e persone, correlando poi il tutto con indagine grafico-estetico-critica.


Rilievi tecnico-strumentali

I disegni "italiani" a firma "Francis Bacon" nella disponibilità del Prof. Avv. Umberto Guerini sono stati esaminati con stereomicroscopio con luci a fibre ottiche; sono state scannerizzate porzioni di superficie cartacea degli stessi disegni con e senza tracciato grafico, elaborando l'immagine in 3D. Quanto ispezionato, osservato e valutato ci riporta alla certezza di disporre di disegni originali e non una loro riproduzione strumentale.


Dati biografico-storico/anamnestici

Inscindibile per un grafologo la conoscenza dei dati biografico-storico/anamnestici di chi ha scritto, disegnato, dipinto. Non si può non prestare attenzione a ciò che è "avvenuto prima", consentendo così di iniziare uno studio sufficientemente fondato.

Di Francis Bacon sappiamo di un' infanzia anaffettiva; di una salute cagionevole per asma e allergie tanto da fargli assumere morfina in tenera età; di una scolarità primaria e un apprendimento della scrittura legata al modello inglese del tempo; di una consapevolezza della propria omosessualità già all'età di 15 anni; di una formazione culturale e pittorica da autodidatta; di una precisa percezione del proprio valore artistico solo dagli anni 1944/45, dopo tante delusioni che lo avevano portato a distruggere circa 700 opere ; di una caratterialità che lo faceva essere nel contempo esplosivo nelle manifestazioni delle personali risorse e nel contempo implosivo per una fiducia minata; di un non predisporre alcuna traccia sottostante i propri dipinti e soprattutto nel dichiarare di non fare "schizzi", quindi di non disegnare.

Eppure l' Italia, citata dai biografi come luogo di veloci passaggi del Bacon, è ben bene nei

suoi pensieri tanto che vi soggiornerà più volte in forma non pubblica, non legata a mostre, quasi in forma semiclandestina, ma lasciando dietro di sè, a dispetto di tutti, il suo segno primigenio.

Questa storia inizia nel 1977 , presso l'ambasciata francese a Roma, a Villa Medici, all'Accademia di Francia per la festa d'addio dell'allora addetto culturale Balthus, quando Bacon incontra un giovane italiano, Cristiano Ravarino Lovatelli, giornalista bolognese, con cui si legò affettivamente e con cui rimase in contatto fino al 1992, anno della morte dello stesso Bacon.

E' documentabile e dimostrabile che Francis Bacon soggiornò, con Cristiano Ravarino, in località italiane note, Bologna, Venezia, Ferrara, Cortina d'Ampezzo, Roma, Isole Eolie, altra sconosciuta ai più, Calderino di Monte S. Pietro, ma non al Bacon [5].

Sovente in questo peregrinare, sempre accompagnato dall'amico italiano, la caratterialità del Bacon, dopo abbondanti libagioni o per l'insofferenza nell'essere riconosciuto, emergeva, creando danni a locali, a cose, a persone. Smaltito il momento di intemperanza Bacon, per farsi perdonare, distribuiva, senza alcuna regola, disegni.

Ancora dal punto di vista storico, siamo negli anni 1981-1982, quindi in epoca non sospetta, compaiono articoli sui giornali nazionali e locali della presenza del pittore anglo-irlandese in una località bolognese. Nel maggio 1981, presso la Galleria Nanni di Bologna, fu realizzata una piccola mostra di alcuni tra i primi disegni "italiani". Nel catalogo scritto da Giorgio Ruggeri si legge "Come nei suoi quadri maggiori, anche in questi disegni di poveri sembianti, che sembrano tracciati con dispetto, non c'è solo un urlo, una smorfia o un semplice stato psichico. In quei volti c'è tanta parte di noi".

Da parte di Bacon vivente non ci fu mai alcuna protesta su questi aspetti di pubblicizzazione del suo vivere, della sua arte, diversamente dalla Marborough Gallery, con cui Bacon aveva un'esclusiva, che nell'agosto del 1980 invia all'Istituto italiano di Cultura di Londra una protesta, a firma Valerie Beston, per le interviste apparse dopo il viaggio di Bacon a Bologna, sostenendo genericamente che in esse "non c'era nulla di vero". Puntualizzazioni che però non toccavano nella sostanza quanto l'artista Bacon aveva fatto e che ancora avrebbe fatto.

E' certo dunque che Cristiano Ravarino Lovatelli e Francis Bacon si sono frequentati per molti anni dal 1977 al 1992, che Bacon disegnava e lo stesso Ravarino aveva dei suoi disegni in custodia.

Con sentenza dell'anno 2004 un Tribunale italiano ha stabilito, oltre ogni ragionevole dubbio, che disegni oggetto di procedimento penale nei confronti del Sig. Cristiano Ravarino, iniziato nel 1996, non potevano che provenire da Francis Bacon perché decine e decine di testimoni avevano visto Bacon che in compagnia di Ravarino si divertiva a regalarli, anche a gente qualsiasi.


Indagine grafico-estetico-critica finalizzata a riconoscere - o non – nei disegni "italiani" il segno distintivo di Francis Bacon.

Abbiamo già detto che i dati biografici sono importanti per conoscere l'origine della gestualità grafica, sia essa scrittura, disegno, pittura, così come si ritiene che due momenti della vita del Bacon, con relativi accadimenti, siano correlabili e possano trovare la loro giusta spiegazione in due "Leggi" per lo più adottate dai grafologi, la "Legge dell'espressione" e la "Legge della Rappresentazione" del Klages [6]. Questi due meccanismi fisiologici e di riflesso psicologici danno probabilmente la stura all'arte pittorica che noi conosciamo del Bacon, al suo successo e per riflesso forniscono conoscenze sul suo disegnare.

Nel 1944 Bacon visita al Museo Albert e Victoria di Londra la mostra fotografica di Muybridge e qui inizia una passione quasi morbosa per la fotografia, pur non riconoscendone alcun valore estetico. Bacon si circonda di foto, esegue ritratti a partire dalle foto del modello, studia i quadri antichi dalle foto e abbandona straordinariamente tutto se stesso alla foto come se interagisse con e sul mezzo fotografico.

Gli anni 1944/45 vengono considerati il vero inizio dell'arte del Bacon, tanto che, diversamente dal periodo precedente, protegge le proprie opere dalla sua foga distruttrice e da qui ha inizio la sua consacrazione artistica. I Musei più importanti del mondo acquistano le sue opere.

In effetti per le leggi scritturali citate ed esplicitate l in nota sappiamo che ogni movimento spontaneo, quindi anche il gesto grafico, non fa che tradurre i contenuti esperenziali di ciascuno di noi, scegliendo forma e movimento che ne rappresentano l'immagine consolidata, rendendola accettabile, personale e irripetibile. Il Bacon evidentemente ha trovato, o meglio si è rispecchiato, nei movimenti, nelle deformazioni, nelle distorsioni, negli abbozzi realizzabili con la fotografia. Se il disegno racconta, perché è progettualità, la pittura ha a che fare con l'istinto e la "vera pittura" del Bacon ha avuto inizio quando lo stesso Bacon istintivamente ha colto, finalmente, dalla fotografia quella risonanza e consonanza biunivoca tra organico e psichico.


Non si trova un artista che non sia non riconoscibile dal suo "segno" sia esso dipinto, sia esso

disegnato. Perché non dovrebbe essere la stessa cosa per Bacon attraverso i disegni "italiani"?


1) Il primo impatto che si ha osservando i disegni "italiani" del Bacon è che, pur nella loro

deformazione o incompiutezza di forme, in particolare dei volti e degli arti, nulla hanno a che fare con la caricaturalità. Il limite è minimo tra caricatura e deformazione, eppure i disegni "italiani" non superano questo limite perché non sono satirici, ma solo espressione di "poveri sembianti". La stessa percezione si ha osservando i dipinti di Bacon.


2) I disegni "italiani" sono stati realizzati prevalentemente con matite dotate di grafite sia morbida, sia dura, così come alcune incisioni sempre con grafite sono espressione di una tale forza da creare un solco che piega il foglio, ma non lo rompe. C'è in questa modalità operativa ricerca di materialità, di resistenza. Bacon pittore ha necessità di una superficie che sia a lui molto resistente, tanto che dipinge il retro della tela, così come usa grandi e grossi pennelli o addirittura le mani per spargere il colore.


3) I primi disegni "italiani" di Bacon, quelli sottoposti a procedimento, sono in formato A4 o A3, praticamente carta nella disponibilità del Sig. Cristiano Ravarino per l'attività di giornalista. Altri disegni sono su fogli di grammatura più consistente, di dimensioni ben maggiori, 70 x 100, 100 x150, anche per specifica richiesta del Bacon. Si ricordi la I Legge di Coulomb sull'energia: - "In un lavoro normale l'uomo, per evitare la fatica, non utilizza che i 4/9 della potenza, che volendo può produrre momentaneamente". Ebbene, chi ha vergato i disegni "italiani" sa andare nel piccolo e nel grande senza difficoltà, senza sforzo, spontaneamente, così come i dipinti del Bacon possono essere di medio-piccole dimensioni (es.35,5x 35,5) ma anche di grandi dimensioni (198 x 147,5). Dunque l'individualità grafica che ha realizzato i disegni "italiani" e il Bacon con i suoi dipinti sono accomunati della stessa modalità nell'impegnare la propria energia.


4) Alcuni disegni "italiani" sono stati realizzati con pastelli colorati e i colori scelti sono tipici del Bacon pittore, arancione, verde, blu elettrico, sovente amplificati nello sfondo (vd. disegni A 131- A 132).


5) Lo sfondo del Bacon pittore è personalissimo perché, diversamente dall'oggetto, è formato da un film di colore leggerissimo e lo vediamo nei disegni "italiani" realizzati con i pastelli il cui sfondo è un velo leggerissimo di altra carta incollata.


6) Non è infrequente per i disegni "italiani" osservare delle asportazioni di superficie cartacea; dei ritagli a volte finalizzati a generare "collage"; delle aggiunte per ampliare la superficie da disegnare; degli sfondi con carta colorata, leggera e poi incollata. Dall'archivio di Barry Joule si ha conferma di queste abitudini del Bacon.


7) Nei disegni "italiani" è frequente l'utilizzo di "mascherine", in genere adottate dai designer per tracciare forme cerchiate, ellissi, frecce o altre morfologie, particolarità rilevabili nelle pitture del Bacon.


8) Le tematiche presenti nei disegni "italiani" sono quelle del Bacon pittore: - Autoritratto, immagine di Papa Innocenzo X , bocche urlanti e denti digrignanti, aggrovigliamenti, occhi in vuote cavità oculari o fissi, uomo-animale, goffaggine del busto, cappello, procedimenti di isolamento della figura.


9) Aspetti anatomici nei disegni "italiani" trovano corrispondenza con quanto nella pittura di Bacon: - Occhi e sguardo accecati da una luce; capelli ispidi; bocca ghignante; denti cuoriformi; indeterminatezza o assenza delle mani.


10) I disegni "italiani" in genere rappresentano una figura solitaria, costituita da cranio, volto, busto, più o meno deformi o informi e Bacon dipingeva prevalentemente una figura alla volta.


11) Nei disegni "italiani" poche sono le figure con l'intero corpo ad eccezione per alcuni disegni conformati uomo-animale, con evidente organo sessuale, condizione quest'ultima raramente presente nella pittura baconiana, ma che trova corrispondenza nello schizzo "X12verso" dell'Archivio di Barry Joule.


12) Nei disegni "italiani" abbondante uso di gomma non per correggere ma per deformare, ablare il capo. Il cancellato è imperfetto lasciando visibili i segni preesistenti, come se si volesse generare otticamente ulteriore confusione. La presenza poi di disegni o abbozzi sul recto e sul verso dello stesso foglio è espressione sia di un non interesse per la perfezione o per la credibilità, sia una volontà di provare e riprovare quello che per Bacon è sempre stata un'aspirazione, disegnare.


13) Indici grafici minuti ed automatizzati interessano i dettagli, perché sfuggono all'osservazione di un eventuale imitatore e per l'altro, sovente tradiscono una motricità assimilabile a quella dei tic e che sono una costante nei disegni e nelle pitture del Bacon..

a) -"Scalfitture" che incidono il foglio ma non lo bucano.

b) - Microscalfitture o meglio aspetti puntiformi in sequenza, atti a creare un tracciato consequenziale. (Indici molto frequenti nei volti disegnati in formato piccolo e altrettanto in pittura (es raggi della bicicletta in "Portrait of George Dyer Riding a Bycicle").

c) - Tratti appuntiti vergati a grande velocità e con un chè di parallelo tra loro, spogliati di funzione illustrativa ma finalizzati ad un riempimento quasi ossessivo dell'oggetto (es. "Figure in a Landscape" del 1950).

d) - Spazi bianchi nei disegni con forme e rapporti costanti e che trovano riferimenti in pennellate di colore chiaro o bianco.


14) Estetica -

Nel gesto grafico-pittorico del Bacon non vi si nota alcun tipo di accuratezza, tanto che il primo impatto per molti è inizialmente di caos, di fastidio. Anche i disegni "italiani" non danno la sensazione di "gradevolezza" al primo impatto, ma con i seguenti distinguo.

In molti disegni "italiani" il Bacon pittore comanda il disegnatore e la preliminare "non gradevolezza" estetica lascia il posto alla percezione di una mano titanica. In molti altri disegni, specie negli autoritratti, il Bacon ha voluto essere disegnatore a tutti gli effetti, ma ci riporta alla fissità della fase iniziale dell'artista. Si confronti il suo "Portrait" 1931/32 e abbiamo il volto di un Pierrot disperato, disperante, statico e che ossessivamente ritorna nei disegni "italiani" degli anni '80. Infine vi è una serie di disegni che non sono schizzi, ma un avvio al disegnare interrotto o lasciato sospeso.

A fronte di questo esame valutativo del grafologo forense su tutti i disegni "italiani" indicati come di mano del pittore Francis Bacon, non si può fare altro che rilevare la stessa funzionalità grafico-esecutiva espressa dalla pittura dello stesso Bacon, al punto da affermare che i disegni esaminati sono di mano di Francis Bacon.

Infine, in punto alla firma in calce ai disegni "italiani" non oggetto di procedimento penale recano diciture "Francis Bacon" vergate nella massima spontaneità esecutiva, riconducibili ad unica mano e che trovano, nel confronto con le firme autografe nella nostra disponibilità, compatibilità significativa sia con il modello di scrittura scolare utilizzata nella scuola primaria dell'Inghilterra al tempo di Bacon, sia con le due uniche firme ritrovate sui suoi dipinti degli anni '30.

Ne consegue che, al momento, non si può che affermare che le firme poste in calce ai disegni "italiani" sono riconducibili alla funzionalità scrittorea di Francis Bacon e come tali autografe.


In fede


Il grafologo (Ambra Draghetti)

Bologna, 5 febbraio 2011



Note:

[1] G.Moretti - Trattato di Grafologia -Intelligenza-Sentimento - XII Edizione – Edizioni Messaggero Padova -1980

[2] Fondatore della grafologia italiana è Girolamo Moretti(Recanati 1879- Ancona 1963), frate dell'Ordine dei minori conventuali, che ha iniziato ad ideare e ad organizzare un personale e autonomo metodo fin dal 1905.

[3] "Scuola superiore di studi grafologici" presso l'Università di Urbino, quadriennale, ideata e organizzata dall'Istituto grafologico Moretti di Urbino fin dall'anno 1977 e che dall'anno 2000 a tutti gli effetti Corso di Laurea breve dell'Università di Urbino, afferente alla classe delle Lauree in Scienze dell’educazione e della formazione. Il titolo conseguito è “Laurea in tecniche grafologiche”.

[4] I capiscuola intorno ai quali si è sviluppata la costruzione della scienza grafologica e a cui inderogabilmente tutti debbono fare riferimento sono:

Per la Francia Jules Crépieux Jamin (1859-1940);

per la Germania Ludwig Klages (1872-1956);

per l'Italia Girolamo Moretti (1879- 1963).

Tutti e tre hanno individualmente impostato e strutturato un personale e autonomo metodo, ma è altrettanto importante sottolineare che pur in presenza di culture diverse, pur partendo da una impostazione metodologica diversa, pur osservando l'uomo secondo certe sfaccettature e non altre, ad iniziali ed analoghe intuizioni il Crépieux, il Klages ed il Moretti sono giunti alle stesse conclusioni.

[5] Bacon aveva visitato nel 1975 a Londra la mostra organizzata da Denis Mahon sui disegni demoniaci del Guercino e nel catalogo si citava "Calderino di Monte S.Pietro", luogo di abitazione dei proprietari dei disegni, i Marchesi Rusconi.

[6] NOTA - 

Legge dell'espressione: 

- "Ogni movimento espressivo manifesta l'impulso (movente, causa) del sentimento che vi corrisponde. L'espressione realizza in intensità, durata e sequenza la forma di una eccitazione psichica."

Legge della rappresentazione: 

- "Ogni movimento spontaneo è condizionato dall'attesa incosciente del suo risultato esteriorizzato. Ogni movimento spontaneo è inconsciamente condizionato dalla sua immagine anticipatrice personale (Leitbild) 6 [6].


Bibliografia


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J. Crépieux-Jamin, Le basi fondamentali della grafologia e della perizia in scritture- Muggia, Torino, 1929

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